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Il contesto

Balestrate è situata in provincia di Palermo, al centro del golfo di Castellammare, al confine con la provincia di Trapani. Confina con i comuni di Trappeto, di Partinico e di Alcamo, in posizione equidistante (circa 50 km) dai capoluoghi Palermo e Trapani.

Anche se nel suo territorio sono presenti i resti di una tomba (thòlos) di una probabile necropoli greca, la fondazione di Balestrate come centro abitato, nel sito attuale, risale al periodo in cui in Sicilia dominano i bizantini, che attorno ad un torrione (denominato nei documenti Calatacupuni), inserito tra le torri di difesa del territorio del Golfo di Castellammare, vanno costruendo un piccolo borgo marinaro. Nel periodo arabo, nel IX secolo, il piccolo borgo si espande. Gli arabi, trasformano la “parecchiata” bizantina e costruiscono un sistema di irrigazioni, la sìqayah (che i siciliani chiamano “Sicchiaria”), attraverso il quale irrigano gli orti e la canna da zucchero. Il paesaggio marino e della costa a quei tempi, si presentava con meravigliose e  immense dune di sabbia alte fino a 60 metri che circondavano i tre promontori su cui il borgo si andava espandendo. Ai piedi dei promontori dei caricatori per il commercio marittimo rendevano floridi tutti gli scambi, che spesso venivano esercitati contrabbandando le merci per aggirare l’imposizione dei dazi e delle esose tasse messe dai governatori dell’Isola. Esteso per circa 10 km verso sud e dal fiume Cataldo fino alla valle di Calatubo, un grande bosco costituito prevalentemente da querce proteggeva il piccolo borgo marinaro e offriva la possibilità di esercitare la pastorizia oltre a ricavare legna e tanti altri materiali. Le case di quel tempo erano delle capanne costruite con la legna e le canne, che ancora oggi, abbondano nei luoghi.

Nell’alto e basso medioevo, oltre alla torre di difesa e il caricatore, altro luogo importante è la foce del fiume Iato (Batis), segnato in tutte le carte nautiche fin dal periodo greco, perché offriva la possibilità alle flotte di navi militari di rifornirsi in breve tempo di acqua potabile che collega la città di Jato (oggi San Giuseppe Jato) con il mare. Calatacupuni rimane un caricatore marittimo attivo anche durante il periodo arabo-normanno poi a partire dal 1290 fino al 1400, durante le guerre tra angioini ed aragonesi, cade in decadenza e anche il borgo si spopola. Gli abitanti si rifugiano nel vicino bosco che è luogo inaccessibile alle scorribande militari, che al loro passaggio tutto distruggono. Rimangono solo Calatacupuni e la Sicchiaria (che più avanti nel tempo diventerà Sicciara in quanto gli spagnoli pronunciano il nome senza la “h”) come toponimi per indicare i luoghi del borgo marinaro.

Superato il periodo normanno, bisogna aspettare il 1307 per trovare una nuova denominazione dei territori “le balestrate’'”, precisamente nel decreto di istituzione dell’abbazia di Altofonte, Privilegio voluto dal re Federico II d’Aragona, con il quale assegna ai cistercensi anche la foresta di Partinico, riservando per se le terre demarcate per Jactum Balistae.

Nel 1456 la denominazione Balestrate venne usata in senso stretto da Alfonso il Magnanimo in un documento che attesta la donazione del territorio tra i torrenti San Cataldo e Calatubo al camerlengo Nicolò de Leofante, anche se nei documenti notarili si fa riferimento ai due nomi con cui si chiamavano fino a quel tempo i borghi esistenti: Sicciara seu Calatacupuni per l’attuale paese di Balestrate e il borgo di Trappeto (anticamente chiamato Trappetum cannamelarum) così denominato per la macina della canna da zucchero che qui aveva impiantato nel 1480 il ricco possidente Francesco Bologna, ebbe un periodo di fortuna durante tutto il XVI secolo. Dei toponimi di “Sicchiaria” o “Secchiaria” e di “Calatacuponi”, rimangono tracce nelle carte nautiche o nei documenti notarili fino al XVII secolo. Sia della “Sicchiaria” sia del  Trappeto (della Sicciara) ad oggi non si conosce l’ubicazione precisa.

Nel 1517 fu autorizzata da Carlo V a favore di Giacomo Fardella principe di Trapani la costruzione della Tonnara. Ma la tonnara di Sìcchiara prese avvio nel 1599 dopo che Fardella e Bologna risolsero un lungo contenzioso per poi rimanere attiva per meno di due secoli. Oltre a rendere produttivi i territori per ottenere più ricavi con le tasse, attraverso le enfiteusi e le concessioni demaniali, nel XVI secolo il Senato palermitano è impegnato ad assicurare alla Capitale dell’Isola e ai centri costieri ad essa vicini, un sistema di guardia a difesa del litorale. Dell’antico torrione di Calatacupone si occupano due ingegneri spagnoli che pensano di riattivarlo. Tanto Spannocchi nel 1578 che Camilliani nel 1583, propongono di costruire una nuova torre. Ma sarà la tonnara a diventare motivo dell’espansione ulteriore dell’abitato. Continua a crescere il borgo del Trappeto.

Nel 1678 Giacomo Santoro ricostruisce la fattoria leofantina (nei pressi dell’attuale piazzetta Sant’Anna, oggi San Pietro) per fornire una dimora ai contadini che lavoravano nelle terre vicine. A fine Seicento venne costruita a Balestrate la chiesetta di Sant’Anna (1681), a Trappeto nello stesso periodo la chiesa dell’Annunziata, che vennero riconosciute dal Vescovo Papé nel 1744, divenne parrocchia nel 1800. Nel settecento la Sicciara rientra sotto la giurisdizione del vescovo di Mazara del Vallo. In loco la produzione agricola si incrementa e nasce l’interesse negli inglesi a commerciare i prodotti vitivinicoli delle terre delle Balestrate. Si vengono ad erigere le prime case fatte con le pietre della tonnara e della torre.

Il 29 marzo 1820, per volere del re Ferdinando di Borbone, fu istituito il comunedi Balestrate, che comprendeva le borgate di Sicciara e Trappeto. Nello stemma del comune vi sono i richiami ai nomi Balestrate e Sicciara (al suo interno una seppia e una balestra. È molto probabile che, nel Settecento, i nuovi abitanti dei luoghi abbiano associato il nome Sícchiaria al presenza abbondante nel litorale di seppie di cui sono però pescosi tutti i litorali della Sicilia. L’unificazione forzata al Borgo “Sicciara” (l’odierna Balestrate) del borgo di Trappeto, avvenuta nel 1820 con Decreto di Re Ferdinando I di Barbone, venne sicuramente mal digerita dagli abitanti di questo centro marinaro, che sorge su un promontorio con vista sullo splendido golfo di Castellammare.

Nel periodo che va dal 1835 al 1840, nel territorio di Balestrate sorsero stabilimenti enologici dei Woodhouse, degli Ingham e dei Florio, che sono classificati come edifici di archeologia industriale. In particolare venivano prodotte uve a bacca rossa denominate “perricone”, oltre allo zibibbo, al moscato e al passito, i mosti dequali venivano trasportati in botti di legno fino alla città di Marsala, per la produzione dell’omonimo vino Marsala. I bottai del settecento e fino alla metà del primo Novecento producevano il vino perpetuo mentre le donne il rosolio. Nel 1860 Giuseppe Garibaldi pernottò a Balestrate nella casa del sindaco di quel tempo, dove è visibile una lapide commemorativa dell’evento.

A partire dal 1881 diventò operativa una linea ferroviaria che passa attraverso il territorio di Balestrate, crocevia di un intenso scambio commerciale del vino prodotto nelle terre delle balestrate. Balestrate si espande fino ad arrivare ad una popolazione di 5.000 anime.

Nel 1954, dopo 134 anni, nacque il comune di Trappeto, avviando quel cammino che oggi l’ha portato ad essere uno dei borghi marinari che ha conservato delle rare bellezze urbanistiche ed architettoniche. La storia di Trappeto, comunque, è strettamente legata con quella del vicino paese di Balestrate fin dal 1307 quando furono acquisiti al demanio regio da Federico II d’Aragona. Subito dopo la seconda guerra mondiale a Balestrate si costruisce lo stabilimento della Martini&Rossi in cui si produceva il famoso Martini.

Durante il ventesimo secolo Balestrate continua ad espandersi ma è a partire dal 1970. Sia Balestrate sia Trappeto subiscono, con una violenza inaudita, l’abuso edilizio. Il fenomeno dell’abuso edilizio cambia tutte le previsioni urbanistiche. Attualmente le città sono dotate di porto Turistico nella speranza di poter sviluppare un’adeguata economia marittima sia dal punto di vista lavorativo sia dal punto di vista diportistico.